AVVENTURE IN QUOTA



Mont Giansana in corpore (poco) sano...


Data di pubblicazione: 2 dicembre 2015
Scritto da: Luca Bausone
(CINQUE PAZZI IN VALSAVARA!)

Visto che i weekend con tempo entusiasmante si susseguono organizziamo un sabato escursionistico e, dopo uno scambio di mail dove si citano escursioni e vette conosciute e frequentate, si decide di consultare Luca detto Macchia Nera, il “fantasista” delle Valléé che risponde con un enigmatico “Giansana”. In realtà “Giansana” non è una marca di cerotti bensì una vetta sconosciuta della Valsavaranche, raggiungibile da Pont dopo aver raggiunto il Colle del Grand Collet a 2800 metri circa; da lì, nella classica tradizione delle gite proposte dal “fantasista”, si procede per tracce di sentiero che ovviamente si perdono nel nulla.


I Flintstones alla partenza con il temuto Macchia Nera in testa


Ci troviamo così a Pont in cinque temerari, il presidente Federico, Macchia Nera e i tenaci Matteo, Giorgio e Luca e, dopo la consueta ricca colazione italica a botte di cappuccio e brioches, iniziamo la perigliosa salita. La giornata è splendida e dopo aver percorso un breve tratto del Vallone del Gran Etret, nota meta scialpinistica, svoltiamo seccamente a destra per iniziare la ripida e tortuosa salita verso il colle del Grand Collet. Luca, neofita dell’escursionismo, sale sull’aspro sentiero con passo baldanzoso manifestando un ottimo stato di forma e di conseguenza una buona dose di buon umore; purtroppo il poveretto ancora non sa di essere ostaggio di un pericoloso gruppo di psicopatici d’alta quota.


Verso il Colle



Giorgio in posa contemplativa prima del colle


Alla prima sosta, in un ameno prato, il temuto Macchia Nera, organizzatore dell’escursione, manifesta i primi inquietanti segni di squilibrio indicando una manciata di vette circostanti senza indovinarne una; persino l’inconfondibile sagoma del Gran Nomenon nella sua mente malata si trasforma nell’Aiguille di Belleface. Dopo la pausa, il gruppo, leggermente preoccupato per le "gaffes" dell’organizzatore della gita, riprende di buona lena l’ultima parte della salita; il dubbio che anima i partecipanti, fatta eccezione ovviamente per l’organizzatore Macchia Nera, è: se non è riuscito ad azzeccare le vette più famose del Gran Paradiso come potrà essere in grado di trovare questa montagna sconosciuta?


Il gruppo al Colle del Gran Collet


Ad ogni modo procediamo verso il Gran Collet che raggiungiamo in breve tempo; l’ultimo tratto è stranamente sabbioso e desertico e da lì con svolta a sinistra dovrebbero iniziare le tracce di sentiero per la misteriosa vetta del Giansana, sarà così?


Luca e Macchia Nera verso il Giansana



Luca ne pasticci...


In effetti in cima al colle si vedono evidenti tracce di sentiero che salgono verso il crinale di sinistra per cui, dopo aver tirato un sospiro di sollievo, iniziamo a salire verso l’agognata cima. Dopo la prima parte su ampia cresta iniziamo a usare talvolta le mani sempre su tracce ancora piuttosto marcate ma, dopo poco, si scatena il delirio...


Verso il Giansana (in fondo a destra)


Le avanguardie composte da Matteo, Giorgio e Macchia Nera si sfaldano; Matteo punta dritto come un fuso sul lato destro del crestone mentre Giorgio sale direttamente alla cresta dove campeggia un bel palo di legno, attirato dalla presenza di un diabolico stambecco che non aspetta altro che essere immortalato sulla sua digitale. Macchia Nera fraintende la mossa di Giorgio e, pensandola la vetta del Giansana, sale pure lui sull’irta cresta; sulla finta vetta i due si chiariscono ma è troppo tardi, Matteo è già volato prepotentemente verso la vetta vera che da lì si vede con chiarezza. Un grido echeggia nella valle: “Bast………do!!!” Parte quindi un feroce inseguimento. Nel frattempo, il povero Luca, che ormai ha compreso di essersi messo nelle mani di personaggi di assoluta pericolosità, arranca faticosamente supportato con spirito crocerossino dal presidente Federico, timoroso di ricevere pubblicità negativa dai nuovi iscritti all’insano gruppo. Il sentiero ora magicamente non c’è più e il terreno è ricco di sfasciumi sicuramente interessanti dal punto di vista geologico ma che nella progressione rompono parecchio i coglioni.


La cima del Giansana



Il gruppo in cima


Mentre i due procedono con fatica, si conclude una tragica volata a tre; Giorgio ha mollato, Macchia Nera non desiste e bracca il fuggitivo Matteo con feroce quanto inutile determinazione, il podio viene così definitivamente stabilito. Lo stambecco immortalato da Giorgio assiste impietrito alla penosa scena dei tre sulla cima che rantolano a un passo da un irreparabile infarto. Dopo poco e non senza fatica giungono Federico e Luca sotto collasso cardiocircolatorio, la ripida pietraia si è rivelata piuttosto dura, Macchia Nera indica una ipotetica traccia di sentiero che avrebbero dovuto percorrere ma ormai delira chiaramente. Sulla vetta, dopo una lunga pausa rigeneratrice, iniziamo la discesa verso il colle dove il povero Federico, come ben testimoniano alcune foto, chiede di essere freddato come un cavallo azzoppato e sepolto dopo una breve ma significativa cerimonia. Ora, per percorrere un elegante percorso ad anello, non resta che scendere prima ai Piani del Nivolet e poi, passando dalla panoramica Croce del Rolley, a Pont al parcheggio che, viste le precarie condizioni fisiche, stiamo sognando come un luogo paradisiaco.


Dal Colle sulla sinistra inizia la discesa verso i Piani del Nivolet.



Koala da tumulare


Dopo la discesa ai Piani testiamo per l’ennesima volta l’ingannevole segnaletica valligiana che indica in un’ora e dieci la discesa a Pont. Giorgio e Macchia, con le poche forze residue, iniziano a corricchiare sul piano non tanto per spirito competitivo quanto per levarsi dalle palle velocemente l’ultima parte mentre Matteo li tallona poco distante. Ci metteranno esattamente un’oretta e dieci correndo fino a Pont senza sosta, pensiamo al simpatico umorista che ha cronometrato quella parte di percorso; dev’essere sicuramente un tipo molto veloce e, nel giorno della misurazione, parecchio ubriaco… Dopo una ventina di minuti arrivano barcollando anche Federico, in preda alle consuete visioni mistiche ( pare che abbia tenuto una breve predica alla Croce di Rolley davanti ad alcuni escursionisti allibiti..) e Luca che, nonostante la lunghezza e l’asprezza della gita, si è comportato splendidamente ricevendo le congratulazioni degli altri partecipanti. Finiamo, come sempre, a tarallucci e vino al bar del parcheggio di Pont, anzi a essere precisi, a toast e birre. Che si può volere di più? (ad esclusione di un amaro lucano…)

La relazione della gita la trovate QUI

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