AVVENTURE IN QUOTA



Tre cavalieri allo Chateau des Dames


Data di pubblicazione: 20 ottobre 2014
Scritto da: Luca Bausone
TRE CAVALIERI ALL’ATTACCO AL CASTELLO DELLE DAME (…ma dove sono le dame? Abbiam trovato solo una campana…)

È fine agosto di un’estate montana piuttosto proficua; ci siamo divertiti ma manca qualcosa di speciale, un’escursione non banale per chiudere in bellezza. Vado in rete senza la minima idea e vago come un’anima in pena per un po’ quando capito per caso sulle relazioni di una montagna il cui nome mi incuriosisce, si chiama “Chateau de Dames” e evoca scenari medioevali. Mi immagino, insieme ai miei soci d’avventure, bardati come eroici cavalieri in cerca di donzelle da salvare, prigioniere in un castello di un sadico signorotto. Immagino anche le furibonde lotte con i soldati al soldo del signorotto, la loro disfatta e soprattutto la ricompensa consistente nei ringraziamenti (di solito molto affettuosi, si spera…) delle giovani e belle donzelle. Guardo le relazioni del “Castello” e scopro che è un scialpinistica di livello molto alto e si può salire sia dalla Valpelline che da Valtournanche, alpinisticamente è una PD, il grado alpinistico più inquietante che ti comunica che se imbrocchi la via fai qualcosa sul I-II grado e se non la imbrocchi bè..”son tutti c….i tuoi!” Anche d’estate è fattibile dalle due vallate ma il percorso da Valtournanche ti permette di salire da una bella via ferrata (ferrata di Vofrède) mentre dalla Valpelline vai in parte su ghiacciaio e sfasciumi, la montagna è di roccia pericolosamente marcia, ma a noi interessa poco perché siamo eroici cavalieri e queste sono cose che non ci possono minimamente preoccupare. Telefono al socio di sempre Federico che accetta di buon grado la pericolosa ma stimolante avventura e che mi comunica la presenza di un altro Flinstones onorario, Luca Tarantini, anche lui smanioso di liberare le povere fanciulle dalla tirannia del signorotto e di incassare la lauta ricompensa. Ci troviamo la mattina del sabato ad un parcheggio di Chatillon, siamo tre baldi cavalieri pronti per l’impresa; ci rinominiamo Sir Lancilluca, Cavalier Federico I di Svevia e Messer Tarantini, si pensava addirittura a soft Shell bianchi rossocrociati ma forse sarebbe stato eccessivo. Si parcheggia al Lago Blu tra Valtournanche e Cervinia, l’atmosfera è festosa, siamo pronti, nessun dubbio, il signorotto e il suo castello hanno le ore contate, le dame possono dormire sonni tranquilli vista l’imminente liberazione.


Sir Lancilluca e Messer Tarantini al parcheggio


La giornata è radiosa, iniziamo a salire e, in breve tempo, raggiungiamo l’inizio della ferrata, molto semplice e panoramica che si inerpica per un costone roccioso che divide il vallone. Dopo un paio d’ore raggiungiamo il pianoro che divide il Mont Rous alla nostra sinistra dalla lunga cresta che porta alla cima del Castello. Ci pare di udire le urla di felicità delle donzelle in lontananza, “ci hanno visto” pensiamo “e sperano nella loro liberazione”. Non devono aver nessun dubbio, non ci sono soldati o olio bollente che ci possano far retrocedere(forse).


All'attacco della ferrata,ecco il Cavalier Federico I di Svevia in azione, il morale è alto..


Iniziamo a salire la ampia cresta, Messer Tarantini mi fa presente che esiste la possibilità di costeggiare la prima parte di cresta per poi salire direttamente da un canale ripido e attrezzato con corda. Questo ci eviterebbe di aggirare in cresta un’enorme gendarmone chiamato Castelletto Whimper, in memoria del celebre alpinista inglese. Da intrepido cavaliere rifiuto di considerare questa ipotesi, dobbiamo conquistare tutti i castelli che si mettono sulla nostra strada, compreso questo aborto di castello che, penso, non ci può far paura…





Verso il maledetto Castelletto!


Saliamo, la cresta si restringe e si fa più esposta e benché i passaggi non sforino il II grado, talvolta ci aiutiamo con la corda, la roccia è di scarsa qualità. Arriviamo al Castello Whimper e, alla vista, sembra meno minchione di quanto lo facessi; non si può scalare perché è alto e verticale, si può solo aggirare lato Valtournanche attraversando canali pericolosamente sfasciumati.


Castelletto una bella fava!


Iniziamo a scendere per compiere la delicata manovra d’aggiramento; da Sir Lancilluca , intrepido cavaliere, mi offro di scendere per primo, le grida delle fanciulle dal lontano castello mi sono da sprone; parto con baldanza, mi calo nel canale di terra e sassi grigiastri e frana quasi tutto, dico quasi perché riesco a non precipitare. Nel mentre il cuore mi è rimasto per lo spavento sulle balze rocciose sovrastanti, mi raggiunge nella sua solita collocazione per cui riprendo a fiatare. “Se questo è il castelletto” penso “figuriamoci il castello…”; in quel momento penso anche che per quello che mi riguarda quelle galline svampite delle dame possano rimanere nelle mani del signorotto, noi possiamo scendere, se riusciamo. per gustarci con calma un paio di birre a Valtournanche. Dopo queste considerazioni da codardo riprendo coraggio, Messer Tarantini e Cavalier Federico mi raggiungono e proseguiamo l’aggiramento, molto delicato, viene giù tutto. Nonostante il castelletto cerchi di rispedirci giù in valle non proprio interi, con qualche secchiellata di olio bollente, riusciamo ad aggirare l’odioso gendarmone. “La cresta qui spiana e sale dolcemente per cui tiro un sospiro di sollievo e penso “è fatta!” In realtà lo Chateau è ancora distante e le donzelle non possono ancora gridare vittoria. Iniziamo a percorrere l’ampia cresta fino al punto in cui diventa più stretta e continuiamo a salire senza difficoltà fino al punto in cui si restringe fino a ritornare semi alpinistica. Dopo aver sopraffatto i soldati del temibile castelletto non temiamo comunque più nulla, siamo cavalieri senza macchia e senza paura. Ci troviamo ad un bivio, proseguire sulla cresta che si irripidisce sensibilmente o tentare di salire un canale molto ripido e instabile (molto simile a quello percorso per raggiungere il Monte Iverta nel primo episodio della nostra saga). Un breve consulto ma le nostre idee sono discordanti, Messer Tarantini vuole proseguire sulla cresta composta di roccia più solida mentre Io e Cavalier Federico vogliamo tentare il canalozzo instabile. Siamo comunque muniti di corda sia io che il Messere per cui decidiamo di dividerci, ci guardiamo con aria di sfida, il Messere ci guarda come se fossimo due fresconi e ci lancia un augurio sinistro. Ci tocchiamo per scongiurare e infiliamo l’arcigno canale. Iniziamo a salire, viene giù tutto ma siamo avvezzi a queste lapidazioni per cui avanziamo faticosamente passo dopo passo. Nel frattempo un urlo disperato rompe il silenzio delle vette “Ma noooo, porca tr…”.”Messer Tarantini deve essere stato attaccato dai soldati del tiranno, ma , essendo senza macchia né paura, riuscirà sicuramente a prevalere” pensiamo malignamente. Proseguiamo imperterriti fino ad arrivare ad una nuova spianata con lo Chateau finalmente in bella vista. Siamo sfiniti, mentre riprendiamo le forze sentiamo un sibilo di corda che scende dalla cresta che terminava con un balzo roccioso verticale superabile solo con una breve doppia che il Messere esegue egregiamente.


Ma dove si passa?


Ci riuniamo pronti per l’assalto finale che si rivela meno ostico dei passaggi precedenti e dopo qualche passaggio di I-II grado giungiamo all’agognata vetta. Delle donzelle non c’è neppure l’ombra, pare che siano scappate con il Signorotto di cui erano comunque follemente innamorate. Ad ogni modo come ringraziamento ci hanno lasciato una bella campana da suonare a distesa. “Brutte putt..” commento ad alta voce suscitando la piena solidarietà dei delusi compari.


Eran meglio le dame! Vabbé, suoniamo sta campana...





Ma il castello è conquistato, il nostro valore è indubbio, il morale è alto per cui, dopo esserci rifocillati e aver suonato rabbiosamente la campana (le fanciulle sarebbero state molto meglio)iniziamo la discesa che ormai affrontiamo con scioltezza; “D’altronde” penso “dopo la grande impresa la discesa degli eroi a valle non può che essere una passeggiata". Mai previsione fu così fallace.


La facevo più minchiona sta discesa, a sinistra c'è il canale.


Scendiamo dalla prima parte di cresta e ci troviamo nella spianata che fronteggia l’arcigno castelletto Whimper; alla nostra sinistra scende un canale che, nella parte finale, diventa quasi verticale. C’è una corda fissa che aiuta la discesa ma, mentre in inverno la presenza di neve agevola il passaggio, ora ci sono macchie di neve ghiacciata solcata da terriccio umido e grigiastro. Le poche rocce che ci sono sembrano avere le ore contate, circondate da quel marciume, pronte ad imboccare il canale alla minima sollecitazione. Davanti a noi l’altra possibilità è di raggirare il Whimper per sfasciumi ma la cosa ci è così poco piaciuta in salita che preferiamo evitare: scegliamo l’ostico canalozzo, non ci fa nessun timore. Messer Tarantini tira fuori la sua corda da 30 m. e si prepara per fare una doppia rinforzando gli ancoraggi a cui è ancorata la corda fissa. Lo guardo con estremo disprezzo, “La sua è codardia” penso “io e il cavalier Federico scenderemo con le nostre gambe”. Guardo il canale ma è impraticabile, l’ultima parte è quasi verticale e un pezzo è ghiacciato, scendere anche aggrappato alla corda è una follia. Guardo a lato e sembra meno scosceso, intravedo tracce di sentiero e mi pare che si possa scendere per cenge, inizio a scendere, non ho paura, d’altronde sono un eroico cavaliere. Il primo pezzo tiene non sembra difficile, sento il rumore del Messere che scende comodamente in doppia ma non lo invidio, il Fellone. È un codardo e quando scendo lo sfiderò a singolar tenzone con le picozze. Continuo a scendere, urlo “Puoi scendere!” al Cavalier di Svevia “Non c’è proble..” Il “ma” finale mi rimane in gola, la terra mi frana sotto i piedi, annaspo, sembro un criceto sulla ruota, mi aggrappo con la sinistra ad una roccetta che viene via con facilità dalla terra marcia, sul suo retro mi pare di leggere SORPRESA! Guardo disperatamente a destra, c’è un’altra roccia, ho finito la terra sotto i piedi per cui rimane quella, la artiglio e tiene miracolosamente. Al suo lato c’è scritto AGGRAPPATI QUI FRESCONE! Me la son fatta addosso, mi sento meno cavaliere di prima, impreco pesantemente contro le donne di facili costumi che non ci hanno atteso sul castello. Risalgo con fatica, a Federico I urlo “Stai lì, non c’è una m… di sentiero". Faccio un traverso, sono 5-6 metri sotto Federico che, con sforzo estremo riesce di peso a scendere fino a raggiungermi sulla cengetta. Siamo sulla verticale de canale, abbiamo la corda fissa a portata di mano, ci rimangono una quindicina di metri abbondanti ma sono verticali e pericolanti. Aggrapparsi alla corda è un rischio, io ho uno spezzone di corda ma è corto per una doppia, Messer Tarantini, ora non più fellone ma cuore nobile, lega l’estremo della sua corda alla corda fissa che recuperiamo. Il Cavaliere si lega all’estremo della corda bloccata dal basso dal Tarantini che viene fatta passare su un anello della corda fissa. Io faccio un prusick sulla corda fissa. Sembriamo due salami appesi pronti per la stagionatura, il posto è piuttosto umido per cui verremmo anche buoni. Non sembriamo più due nobili cavalieri, il nostro ego ha subito un brutto contraccolpo. Dopo la calata di Federico inizio a scendere io, penso semplicemente di scendere facendo scorrere un prusick, dopo un paio di metri mi blocco e bestemmio, la corda è piena di nodi per cui scendo con due prusick alternati. Per farla breve un calvario, le bestemmie echeggiano per la vallata, purtroppo una caduta di stile capita anche al migliore dei cavalieri.


Sir Lancilluca scende appeso come un salame alla corda fissa, le bestemmie si sprecano.


Toccato il fondo del canale ringrazio il non più fellone Tarantini e guardo in direzione delle balze dove avevo iniziato a scendere: alla fine erano completamente verticali, impossibile scendere, ringrazio la roccia che aveva saldamente tenuto e iniziamo la lunga discesa verso valle. Odo in lontananza le fanciulle che ridono e le pernacchie del signorotto ma chissenefrega. Oggi tre eroi hanno dimostrato il loro valore violando il terribile castello. Per le ingrate dame, beh, contente loro….

La relazione di questa gita la trovate QUI

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